Ai lati della porta che da sulla Piazza del Comune, due statue marmoree entro nicchie. A sinistra, San Pietro, opera anonima del sec. XIV, proveniente forse dalla ex-Chiesa di San Pietro sull´Arno o San Pietro a Vigesimo; e attribuita, a torto, ad Arnolfo di Cambio, ma può essere solo di un suo seguace. A destra, San Paolo, scolpito nel 1977 dal Prof. Mario Bertini, pisano, e donato da Mary Papini. Altezza delle due statue: cm.160.
Alla parete destra della Cappella a destra di quella maggiore, il cenotafio in marmo, con busto e iscrizione latina, di Monsignor Vescovo Giulio Matteoli (Castelfranco 28.VIII.1841 - Livorno 22.VII.1900). Fu eletto Conte Romano da Papa Leone XIII; fu Canonico della Collegiata, di cui poi divenne Parroco, quindi Vescovo successivamente di Pescia (Pistoia), di Sovana - Pitigliano (Grosseto), di Livorno, dove, nella Chiesa del cimitero della Misericordia, sono sepolte le sue ossa. Suo fratello, Monsignor Marco Matteoli, fu egli pure Parroco della Collegiata e mori a Castelfranco nel 1918. La scultura fu eseguita nel 1904 dai fratelli Italo e Ugo Bovecchi di Pietrasanta (Lucca). Così l´iscrizione:

IULIUS MATTEOLIUS
COMES ROMANUS
VIRTUTIBUS DOCTRINA PRAECELLENS EPISCOPUS PETILIANEN(sis) PISCIEN(sis) LIBURNEN(sis) SANCTE VICIBUS REXIT ECCLESIAS HEU CITIUS DEFLETUS OBIIT
AN(nos) N(atus) LIX(die) DECIMO(ante) CAL(endas) AUG(ustas) A(nno) D(omini) MCM
HEIC MON(umentum) A(nno) CHRI(sti) MCMIV POSITUM EST UT CIVIUM ANTE OCULOS VERSETUR PRAESULIS OPTIMI LAUS

All´altare di questa Cappella - antica patrona, la Confraternita del Santissimo Crocifisso, soppressa nel 1785 - un Crocifisso ligneo ritenuto miracoloso, scolpito dall´artista locale Pietro Cavallini nel 1399. Infatti quell´anno uomini e donne appartenenti alla Confraternita fiorentina dei Bianchi (detti così per il colore della loro veste ufficiale) portarono il loro Crocifisso miracoloso in pellegrinaggio per la Toscana. E visitando ogni città come pure ogni paese, si fermarono anche a Castelfranco. Entrati nella Chiesa di San Pietro, si udì un misterioso coro angelico che, in onore di Dio, cantava dei versi come "Tu, Rex gloriae, Christe" etc.
I castelfranchesi, commossi, convinsero i Bianchi a trattenersi finché lo scultore Cavallini non ebbe terminato una copia esatta di quel Crocifisso, che purtroppo è da tempo scomparso dalla sua vecchia sede fiorentina, la Chiesa di Santa Lucia sul Prato.
Sotto la mensa dell´altare, una lapide ricorda l´erezione, avvenuta nel 1665, dell´altare in pietra al posto di quello precedente in legno, a cura della Confraternita del Santissimo Crocifisso e di Pietro Guerrazzi, Canonico della Collegiata.
All´esterno di questo altare è stata posta, in tempi recenti, l´urna coi resti del Santo che dal 18 Novembre 1662 è il patrono principale della città, San Severo Martire, già all´altar maggiore. Dal Novembre 2013 ha avuto un altra collocazione ancora, più consona e definitiva, sopra l'altare della grande cappella laterale, detta del Santissimo Sacramento. Le reliquie del compatrono, il Beato Gherardo Buonamici, già all´altare delle Anime, sono state trasferite di recente in un ambiente della Canonica. Il Buonamici, di famiglia sanminiatese, fu Parroco della ex-Chiesa dei Santi Martino e Barbara in Catiana; terziario francescano, operò molti miracoli e morì nella sua sede il 28 Novembre 1292. San Severo era un Senatore romano e fu ucciso, per decapitazione, nel 343 dopo Cristo ad Adrianopoli (oggi Edirne, in Turchia) al tempo dell´Imperatore romano Costanzo, per essersi convertito dal paganesimo al cristianesimo. Secondo un´altra versione, la sua morte risalirebbe al 255 dopo Cristo, al tempo di un altro Imperatore romano, Valeriano. Nel 1662, per
l´interessamento di Padre Anselmo Guerrazzi, Vicario Generale della Congregazione degli Agostiniani di Lecceto, incaricato della cosa da suo fratello Ludovico Guerrazzi, Parroco di San Pietro, le reliquie di San Severo furono fatte venire dalle Catacombe di Santa Ciriaca, sotto la Basilica romana di San Lorenzo al Verano. Un quadro col Martirio di San Severo, commissionato nel 1851 dal Comune di Castelfranco, per la Chiesa di San Pietro, al pittore locale Antonio Puccinelli (1822 - Firenze 1897), poi finito da Puccio Puccinelli dopo la morte di suo fratello Antonio, che l´aveva lasciato incompiuto per contrasti coi committenti dovuti a motivi finanziari. Dopo vari passaggi di proprietà dal 1939 si trova presso la famiglia Matteucci nella loro villa di Porretta Terme (Bologna). È una grande tela di cm.260 x 420; a Bologna, in altra Collezione privata, il relativo bozzetto. Nella grande Cappella del Santissimo Sacramento, eretta dov´era l´Oratorio della Confraternita di San Michele Arcangelo, all´inizio della parete destra si vede una bella riproduzione della Grotta di Lourdes, con la statua della Madonna bianco-vestita. Nei quattro angoli della parte quadrata che segue, vi sono quattro nicchie contenenti statue di materiale vario, colorate: legno, gesso, etc. A destra si trovano le statue di Sant´Antonio da Padova e di San Giuseppe, ciascuno con Gesù Bambino in braccio.
A sinistra, le statue di Sant´Ambrogio, Vescovo di Milano, e di Gesù Cristo che indica il suo cuore e lo offre ai fedeli.
Sull´altare, un Crocifisso ligneo del sec. XV, proveniente dalla Chiesa locale detta "La Badia". Due statue in legno colorato, rappresentanti L´Arcangelo Gabriele annunziante e La Vergine annunziata, alte ciascuna cm.160 ca., ritenute miracolose e perciò assai venerate, sono sul secondo altare sinistra intrantibus, in una grande nicchia vitrea color celeste chiaro; in alto, al centro di una raggiera dorata, la Colomba dello Spirito Santo. Antica patrona
dell´altare, la Confraternita del Rosario (o della Santissima Annunziata), soppressa nel 1785. Le statue sono attribuite dubitativamente a Nino Pisano (noto dal 1349, morto nel 1368), ma le loro forme, assai più semplici e comunque di uno stile diverso da quelle espresse da Nino nei suoi lavori sicuri, portano a pensare a uno scultore più tardo, forse di Scuola fiorentina. Una coppia di Angiolini in stucco, in atteggiamenti vari, ad altorilievo, si trova al disopra dell´incorniciatura di ogni altare. Per l´altar maggiore, il lavoro è più complesso: l´Angiolino di sinistra tiene le chiavi, quello di destra, la tiara papale, simboli ambedue di San Pietro, a cui Cristo dette "le chiavi del Regno dei Cieli" e che fu il primo Vescovo, ovvero Papa, di Roma. Diverso ma, insieme, abbastanza simile, è anche ognuno dei decori con Angeli per le due Cappelle ai lati di quella maggiore. Ognuno di questi decori si trova non
sull´incorniciatura dell´altare bensì sull´arcone d´ingresso alla Cappella: l´Angelo della Cappella a sinistra sostiene un´ostia raggiante al disopra della patena, quello della Cappella a destra, un tralcio d'uva. Nelle quattro vele del catino che, sostenuto da pilastri, segue la volta a botte del coro, le sculture in stucco ad altorilievo dei quattro Evangelisti coi loro simboli: San Matteo col bove, San Marco con il leone, San Luca con l´Angelo, San Giovanni con l´aquila. Al disopra del grande arco che separa il Presbiterio dalla navata, le statue di stucco, in grandezza naturale, dei Santi Pietro e Paolo seduti: San Paolo ha in mano la spada, San Pietro sorregge le chiavi "del Regno dei Cieli" e un libro sul quale è scritto: "Super hanc petram aedificabo ecclesiam meam". Ciascun altare è fiancheggiato da colonne in stucco, con capitelli corinzi, ma la parte dell´altare che da' sulla navata, ha l´arco sostenuto da due pilastri in muratura, con capitelli corinzi. Altri decori ovunque, specie elementi geometrici, fiori, foglie, in stucco, a basso o ad alto rilievo. All´inizio della navata - oggi gremita di panche moderne, ordinate nel 2003 da Monsignor Vasco Migliarini, insieme ai tre Confessionali nella Cappella del Santissimo Sacramento - due acquasantiere in marmo bianco, a semi-coppa, incastrate nel muro di facciata. Una scritta su quella sinistra intrantibus la dice eseguita a spese dell´Opera dei Santi Pietro e Paolo e messa in funzione il 26 Marzo 1550; una scritta su quella al lato opposto, la dice sponsorizzata dalla medesima Opera nel 1621. Le due iscrizioni, a stento leggibili, si trovano sulle basi. Presso la facciata, all´inizio della parete sinistra della Chiesa, si apre la porta d´ingresso al Battistero, dove si può ammirare la bella vasca a vaso, in marmo bianco, opera d´ignoto del sec. XV. Alla parete di fronte all'entrata, un grande affresco a centina superiore, pure d´ignoto e d´epoca imprecisabile, dato che il tempo lo ha molto logorato e sbiadito: Gesù Cristo che, a Nazareth di Galilea, sulle rive del fiume Giordano, riceve il Battesimo da San Giovanni Battista.
L´affresco nel 1935 fu restaurato dal castelfranchese Monsignor Giulio Melani, pittore dilettante, Parroco ad Antignano (Livorno), poi a Livorno. Alla parete c´è una piccola finestra, che si apre presso la facciata della Chiesa. Nella Sacristia, con ingresso alla parete sinistra della Cappella delle Anime, si possono ammirare molti sacri arredi, notevoli sia per la loro età vetusta, sia per il materiale di cui sono formati: provengono dalle quattro antiche Chiese Parrocchiali soppresse e sostituite da quella attuale. Si tratta di oggetti di vario uso ecclesiastico, in oro o in argento, di paramenti in stoffe preziose, di mobili, di codici. Oltre a queste cose, vediamo anche alcuni dipinti, su temi naturalmente religiosi, che il tempo purtroppo ha logorato e reso impossibile individuarne l´antico autore se non, almeno con esattezza, il soggetto stesso.

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